domenica 4 settembre 2011

Vuoi sposarmi?

E così l’Empire State Building si colorò di arcobaleno. Un venerdì di fine giugno il governatore dello stato di New York ha detto sì, permettendo a migliaia di uomini e donne di dire sì a loro volta, coronando i propri sogni d’amore omosessuale.
Andrew Cuomo ha infati avallato la decisione del Senato dello stato di rendere legali i matrimoni tra persone dello stesso sesso, diventando così il sesto stato, assieme a Connecticut, Iowa, Massachusetts, New Hampshire, Vermont e  il District of Columbia, in cui l’unione gay è ammessa.

Quattro senatori repubblicani hanno votato a favore della legge, diventando decisivi per l’approvazione. Uno di loro, Mark Grisanti, ha detto:

"Chiedo scusa a coloro che si sentono offesi. Ma non posso negare a un essere umano, a un contribuente, a un lavoratore, alla gente del mio collegio e di questo stato, lo stato di New York, e a coloro che lo rendono grande gli stessi diritti che ho assieme a mia moglie".

In America sono dieci anni che imperversa la battaglia sui matrimoni omosessuali, diventati un punto di scontro tra due culture e due visioni etiche alla pari dell’aborto. La legalizzazione ha conosciuto avanzate e battute d’arresto, tra voti nelle assemblee legislative degli stati, referendum e sentenze dei tribunali.
 Barack Obama, pur senza pronunciarsi, si è dimostrato cautamente possibilista: nel febbraio 2011 ha ordinato al suo dipartimento di Giustizia di non difendere più il Marriage Act, (legge approvata nel 1996 che legittima e concede valore ed equiparazione legale unicamente ai matrimoni tra uomini e donne), di fronte ai ricorsi in tribunale. Per la prima volta il governo federale si mette in una posizione di non interferenza.

In Europa e nel mondo, la questione sui matrimoni omosessuali è aperta e complessa, soprattutto sul punto riguardante la possibilità di adottare bambini .
In linea di massima, scrive Dan Fastenberg sulla rivista “Time”, il riconoscimento del matrimonio tra omosessuali si è affermato meglio nei paesi con sistemi giuridici che derivano dal diritto romano.

I paesi in Europa che hanno legalizzato le nozze gay sono sette, molti però riconoscono in qualche forma comunque le unioni. I Paesi Bassi sono stati, nel 2001, la prima nazione a consentire il matrimonio tra omosessuali, mentre persone dello stesso sesso si possono sposare in Norvegia, Islanda, Finlandia e Svezia, in quest'ultimo paese pure in chiesa (unico al mondo). In Spagna dal 2005 è consentito sia il matrimonio, sia l’adozione, mentre in Portogallo da aprile è possibile il matrimonio (non l’adozione).
Per quanto riguarda le unioni civili, la Danimarca è stato il primo paese al mondo ad autorizzare, nel 1989, il matrimonio civile (partenariato registrato) tra omosessuali, i quali non possono però ricorrere all'inseminazione artificiale né adottare. In Germania nel 2001 il "contratto di vita comune" garantisce alle coppie omosessuali diritti simili a quelli del matrimonio, in Francia, dal 1999, la legge  ha adottato i Pacs, le unioni civili per le coppie etero e omosessuali. Non ammesse invece le eredità e le adozioni. Nel Regno Unito, dal 2005, il "partenariato civile" garantisce alle coppie gay diritti pressoché identici rispetto a quelle etero in materia d'eredità, impiego e pensioni. In Ungheria le coppie dello stesso sesso sono riconosciute come "amanti", ma è esclusa l'adozione. In Croazia "Reciproco sostegno" e diritto all'eredità sono garantiti alle coppie omosex da una legge adottata nel 2003.
Al di là dell’oceano, Canada e Argentina (primo paese in america latina) riconoscono per legge i matrimoni gay,  in Nuova Zelanda le coppie hanno gli stessi diritti ma il matrimonio è concepito solo tra uomini e donne. In Africa invece gran parte degli stati considera reato penale l’omosessualità, solo il Sud Africa ha legalizzato nel 2006 le unioni civili.
In tutto il mondo, sono quindici gli stati (considerati i sei negli USA) in cui è consentito per legge il matrimonio gay, mentre sono una ventina le nazioni in cui è possibile ricorrere alle unioni civili.
Fra questi paesi, non compare l’Italia.

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