venerdì 25 novembre 2011

Tolleranza zero

“Quando lei dice no, vuol dire no. Zero. NON CI SONO SCUSE”.“Date la colpa alle donne. Date la colpa al bere. Date la colpa al tempo. Zero. NON CI SONO SCUSE”.“ Due donne su cinque subiscono violenza sessuale o stupro. NON CI SONO SCUSE”.

Comparvero ovunque a Edimburgo, sui muri, in televisione, negli uffici.  Era“Tolleranza Zero”, la prima campagna sociale a servirsi dei mass media per sfidare la violenza maschile contro donne e bambini, si presupponeva che contro di loro non fosse mai accettabile nessuna forma di sopruso. Irwine Welsh ne ha preso spunto per scriverci sopra un libro, parlava di uno stupro e del senso di colpa dello stupratore.
 
Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre 1960 le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio Militare. Condotte in un luogo nascosto furono torturate, massacrate e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. L’assassinio è ricordato come uno dei più truci della storia dominicana. In Italia solo dal 2005 diversi Centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata (che esiste dal 2000), il cui scopo è l’eliminazione di tutte le forme di abuso sulle donne  attraverso  il riconoscimento a livello internazionale, regionale e locale della violenza di genere come violazione dei diritti umani.
 
Nel 2007 l’ISTAT ha condotto un’indagine sui soprusi e i maltrattamenti  dentro e fuori la famiglia in Italia. I risultati parlano di 6,7 milioni di donne tra i 16 e i 70 anni ( il 31,9% in questa fascia di età) che hanno subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita,  7,1 milioni hanno subito o subiscono violenza psicologica e 2,7 milioni sono stati sottoposti a comportamenti persecutori (stalking). Il 69,7 % degli stupri è opera di un partner ex o attuale, il 17,4 % di un conoscente e solo il 6,2 % è da parte di estranei. La misura del sommerso è agghiacciante: 2,9 milioni di donne hanno subito aggressione fisica o sessuale da marito o compagno, ma solo il  18,2%  considera la violenza in famiglia un reato, il 45,2%  di loro non ne parla con nessuno e il 93%  degli abusi causati da un partner non vengono denunciati.
 
Lo scorso marzo, il Parlamento Europeo ha approvato una Relazione sulla violenza di genere in Europa, nella quale sono formulate una serie di proposte, in relazione soprattutto ai maltrattamenti fra le mura domestiche. Ma in questo periodo di forte crisi economica, questi temi non sono una priorità, né a livello europeo, né italiano.
 
In chiusura, piccola opinione personale. La violenza non è solo terribile, è anche un linguaggio. Un modo di comunicare che si apprende facilmente, soprattutto se si è bambini. Spesso si impara che chi urla ha ragione.  La battaglia è prima di tutto culturale e passa attraverso il rispetto, nei grandi e nei piccoli gesti. Rispetto di idee e azioni. Non ci sono scuse, e quando lei dice no è no. Anche se l’altra persona è il marito, il fidanzato, il compagno. Ma soprattutto, non è MAI (e ripeto mai cento volte), colpa di una donna.
 
Q.

mercoledì 16 novembre 2011

La fine di niente

È finita. Così per lo meno sembra. Le promesse-minacce di Berlusconi, con le dimissioni ancora calde sul tavolo di Napolitano, non fanno sperare troppo bene. Non si è levato in vent'anni dopo numerose sconfitte, perché dovrebbe farlo ora? E così avverte e ammonisce che, nonostante non cercherà più ruoli istituzionali (nemmeno la presidenza della Repubblica?), continuerà a occuparsi di politica.
Ci sono alcuni aspetti che, malgrado tutto, è il caso di sviscerare. In primis, il misterioso successo di un uomo che per vent'anni è stato, tra alti e bassi, alla guida dello Stato. Spesso mi sono chiesto come ciò fosse possibile. A conti fatti, in vent'anni, non è rintracciabile una riforma qualsiasi del tanto millantato stampo liberale, o un'azione decisiva sulla società. Tutto quello che i governi Berlusconi hanno compiuto è stato progettato e realizzato per una cerchia ristretta di persone, tra queste manovre spiccano i vari condoni e scudi fiscali, la depenalizzazione del falso in bilancio e l'attacco alla magistratura (l'unico potere davvero libero del nostro paese).
A conti fatti, tracciando un'ipotetica tabella con i pro e i contro, non saprei davvero che cosa mettere sotto la prima voce. Chiedo per favore a qualche berlusconiano di indicarmene almeno uno, che non sia quella spaventosa (e dannosa) pagliacciata dell'ICI sulla prima casa (una delle poche tasse eque del nostro sistema tributario, tra l'altro).
Avevo circa 10 anni la prima volta che sentii il nome di Berlusconi e di Forza Italia, allora mi sembrò uno slogan in favore della nazionale di calcio. Non sapevo ancora che ben poco ero andato lontano dalla realtà. La destra di Berlusconi è una squadra di calcio. Lo è, a dire il vero, tutta la politica. L'italiano, in genere, nasce in un contesto di cui accetta tutti i dogmi, tra cui l'orientamento politico, ne fa una fede, un elemento imprenscindibile della propria identità. Essere di destra e di sinistra è identico al tifare una squadra di calcio: non importa se gioca bene o male, se piace o meno l'allenatore, l'"amore" per i colori vieni prima di ogni giudizio. Questo va bene finché si rimane nell'ambito calcistico, nel caso della politica, invece, si tratta di un atteggiamento dannoso. Il giudizio viene meno. Significa che viene a mancare proprio la facoltà che secondo Aristotele era fondante dell'essere umano: la ragione.
Ecco dunque nelle piazze il tifo per questo o quel politico, e chi se ne frega di quello che combina realmente. Berlusconi è stato difeso a priori, sempre e comunque.
Non è da mettere in dubbio, nell'autopsia del carrozzone berlusconiano, anche il ruolo (negativo) della sinistra e della rinverdita caccia alle streghe comuniste tipiche del primo periodo di Berlusconi, ritornato in auge negli ultimi anni, quando i "rossi" furono (casualmente) identificati con i magistrati. Amore contro odio, sfondo azzurro e sfumato contro luridume e ambiguità dei costumi, sorrisi rassicuranti contro burberi cipigli di demagoghi.
Per vent'anni siamo stati vittima di una pubblicità, di una televisione. Berlusconi ha ricilcato se stesso e la sua gente per due decadi nella stessa maniera Madonna in cui si ricicla ad ogni lustro e ad ogni nuovo brano. Si tratta di cambiare la crosta, ma la sostanza è la stessa. È penoso constatare, a questo riguardo, la scarsa capacità del popolo italiano di andare a fondo della questione, andare oltre, cioé, al cerone, allo sfondo azzurro, agli slogan liberal-cattolici, ai capelli tatuati in testa.
La superficialità piace agli italiani, piace la finzione e l'ostentazione, ama essere rassicurato e non invischiarsi troppo nelle cose. Gli piace la televisione, lo zapping, il mutamento, il rapido susseguirsi di biscottini mediatici che non permettono di prendersi un sano quarto d'ora per riflettere su quello che si è appena ingurgitato. Piace all'italiano lo slogan e la frase ad effetto come nei libri di Fabio Volo, brevi sentenze degne di essere trascritte sul diario di una quattordicenne, costruite per suscitare una reazione emotiva immediata, ma che, grattando appena la superficie con l'unghia, rivelano tutta la loro vacuità e insulsaggine, nel caso migliore solo una grande banalità (e ci sarebbe da riflettere sul meccanismo di come si possa edificare un enorme successo su simili procedimenti).
Berlusconi se ne va? Non il suo carrozzone (e nemmeno lui, a meno che non sia su un aereo per Aruba). Passa Letta in televisione e il mio gatto gonfia il pelo e sbarra gli occhi... così faccio anch'io. Rifiuta la vicepresidenza? Non mi rassicura per nulla, perché è sempre lì, e lo sarà anche dopo. Se non ci sarà lui, ci sarà un altro "uomo di Sua Santità" a controllare come un vero "Osservatore Romano".
Bene, cambia la guida, dunque. Formigoni sancisce la situazione della politica rispondendo ai "buffone", "in galera", alzando il dito medio alla folla (ma un po' di sana autocritica? Un po' di introspezione? Qualcuno s'è chiesto perché si arriva a tanto?). Il vero pericolo è nel dito medio di Formigoni, un dito che risponde in modo perentorio alle richieste di cambiamento e agli urli di esasperazione da sfogare di molti italiani scesi in piazza a Roma (e molti avrebbero voluto essere con loro). "Volete cambiare il paese? Volete cambiare i politici? Volete forse che si faccia qualcosa per la gente, che tutti noi ci mettiamo da parte per fare spazio a voi pezzenti? Pensate davvero che la terza Repubblica sarà qualcosa di diverso dalla seconda e dalla prima? Credete voi che la politica sia fatta per voi e per il vostro bene? Ecco, io sono la risposta. Io sono da questa parte della barricata, e voi dall'altra", dice il dito di Formigoni. E da qualche parte, ci scommetto, D'Alema sorride...

Alessandro Bardin