mercoledì 8 giugno 2011

Speciale Referendum 2 - Il nucleare

La scheda grigia interroga i cittadini riguardo l’utilizzo dell’energia nucleare in Italia.
Il piano originale di Scajola prevedeva la costruzione di 4 centrali (8 reattori in tutto), al fine di coprire il 25% della produzione energetica nazionale.
Le norme del decreto Omnibus cambiano parzialmente i termini: prevedono la sospensione di ogni legge in materia di energia nucleare per 12 mesi.

In soldoni:
Se vince il SI ogni proposta per l’utilizzo del nucleare in Italia sarà bloccata, almeno finché la ricerca non garantirà efficienza e sicurezza con nuove tecnologie.

Se vince il NO, il governo si prenderà un anno di tempo “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche” , al termine del quale sarà introdotto il nucleare nel Piano energetico nazionale.

I punti di vista dei pro e dei contro sono chiari.
Per chi è favorevole l’energia derivata dall’atomo è all’avanguardia, è più sicura e meno inquinante (soprattutto per quanto riguarda i gas serra), e avrebbe il merito di diminuire notevolmente l’importazione di energia da altri paesi.
I contrari sottolineano la fondamentale insicurezza degli impianti, soprattutto in un territorio sismico come quello italiano, e il pericolo che concerne lo smaltimento delle scorie radioattive (che decadono nel giro di 100.000/150.000 anni).  Altri elementi di dubbio sono il progressivo esaurimento delle scorte di uranio e gli alti livelli di CO2 (pari al 30% di quelli emessi da una centrale a gas).

È bene comunque sintetizzare alcuni punti su di una questione così controversa.
Prima di tutto i costi. Confindustria ha calcolato che le casse dello Stato dovranno sborsare circa 5 miliardi di euro per ogni reattore (qualcuno sostiene dai 40 ai 50 miliardi di euro in totale). Questo è il preventivo ammesso che i lavori non subiscano alcun tipo di ritardo. Fortunatamente in Italia siamo famosi per la puntualità (vedi esempio TAV)…
Si è spesso sbandierato il reattore di Generazione IV come garanzia di sicurezza ed efficienza. In realtà tali modelli di reattore sono ancora in fase di sperimentazione, e le prove stanno dando numerosi problemi tecnici. La loro messa a punto è rimandata per il decennio 2030-2040 (i più ottimisti ritengono comunque che non saranno realizzabili prima del 2020).
La convenienza per l’Italia di lanciarsi ora nel nucleare è messa in dubbio da molti. Prima di tutto perché altri paesi (come Germania e Svizzera) lo stanno progressivamente abbandonando, optando per le rinnovabili;  inoltre perché le centrali italiane, se costruite in questi anni, al momento d'avvio saranno obsolete non solo in confronto a fonti alternative, ma anche rispetto ad altre centrali nucleari ora in fase di progettazione (un esempio su tutti: le centrali a fusione -e non a fissione-, portati avanti dai progetti ITER e successivamente DEMO).
Infine, è lecito chiedersi se sia proficuo investire nel nucleare in un paese dove la malavita è così presente (l’esempio dell’eolico parla chiaro), e dove lo Stato non è ancora in grado di gestire in maniera efficiente i semplici rifiuti urbani.

Alessandro Bardin

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