lunedì 9 aprile 2012

Via Dante dalle scuole!

Dopo essere stato esiliato dai suoi concittadini, Dante rischia di essere espulso anche dalle scuole. L’accusa arriva da Gherush92, organizzazione non governativa no profit per i Diritti Umani che ha ottenuto lo status di consulente speciale del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). Secondo l'organizzazione il Sommo sarebbe il peggior prototipo di omofobo, razzista, antisemita e islamofobo. “Il problema è la cospicua presenza di contenuti antisemiti e razzisti nelle opere letterarie, artistiche, storiche e filosofiche”, si afferma nel comunicato, “Un esempio emblematico è la Divina Commedia”. 
Vediamo per punti.

DANTE ANTISEMITA
Il primo riferimento va all’“ebreo Giuda Iscariota”, e suscita indignazione il fatto che “Il canto XXXIV è una tappa obbligata di studio e gli allievi delle scuole ebraiche non sono certo esonerati dal programma […]. Studiando la Divina Commedia i giovani ebrei sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico; essi imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti”.
La cosa lascia perplessi. La base del problema, come sostengono gli stessi membri di Gherush92, sta nella tradizione cristiana che, avendo tra gli avvenimenti fondanti il tradimento di Giuda, è antisemita e razzista. Ora, credere che Dante potesse essere Saramago nel XIV secolo è un tantinello esagerato.
Senza entrare nel merito se Cattolicesimo e Cristianesimo siano razzisti nei confronti degli ebrei, mi limiterò a ricordare che la Chiesa Cattolica è un organo politico e che, in quanto tale, ha sapientemente sfruttato il terrore dell’eresia per stringere le file degli adepti e aumentare il controllo. Vorrei anche ricordare che Cristo sulla croce perdona i suoi carnefici… ma non siamo qui a parlar di teologia.
Sotto accusa (oltre a quelli che raffigurano Giuda in bocca a Lucifero) ci sono finiti questi versi:
Se mala cupidigia altro vi grida,
uomini siate, e non pecore matte,
sì che ‘l Giudeo di voi tra voi non rida!
(Par. V, 73-81)
E sono stati definiti “un’anticipazione delle legge razziali di epoca fascista”. La volontà di aggredire Dante raggiunge qui livelli ossessivi se non proprio paranoici. Questi versi (con i precedenti e i seguenti) servono a Dante per delineare il comportamento corretto del buon cristiano che non deve abbandonarsi agli istinti (vedi “pecore matte”, che sarà ripreso nella terzina seguente con “agnel”), ma mantenersi saldo. L’ultimo endecasillabo si può parafrasare come segue: “Cosicché l’Ebreo (= straniero) che vive in mezzo a voi non possa deridervi (per il vostro continuo mutamento)”. È un razzismo, questo, da lasciare senza fiato!
Ma soprattutto: quanti lettori della Divina Commedia sono diventati nazisti? Forse anche Ramses II aveva letto la Commedia? Penso che qualcuno dovrebbe rivedere il significato del termine calunnia. 

DANTE OMOFOBO
L’anacronismo è un errore che consiste nell’attribuire persone, cose ed eventi a epoche diverse dalla loro. Pretendere una sensibilità contemporanea in un uomo del XIV secolo è anacronismo. Commettendo questo errore, i “critici” del Gherush92 continuano l’attacco al "Dante omofobo". Esiste, in effetti, il girone dei sodomiti. Ma si può parlare di omofobia? Non c’è traccia nell'intero Poema di quell’odio irrazionale che contraddistingue l’omofobia; né lo stile, né i commenti (del Pellegrino o di Virgilio), né la raffigurazione possono indurre a ritenere Dante un omofobo. Nella mondo ultraterreno da lui creato, il Poeta non mette in scena la “sua” visione, e non è lui che condanna. Anzi, il più delle volte lo vediamo costretto a constatare la punizione eterna di personaggi a lui molto cari, ammirati o che volentieri avrebbe salvato dal supplizio eterno. Esempi celebri sono Paolo e Francesca, il grande Farinata degli Uberti e Brunetto Latini che, guarda caso, si trova nel girone dei sodomiti.
È talmente “omofobo” il nostro Dante che, condannando Brunetto e i sodomiti, non lesina parole di grande affetto e stima per il suo vecchio maestro:
«Se fosse tutto pieno il mio dimando»
Rispuos’io lui, «voi non saresta ancora
De l’umana natura posto in bando;
ché’n la mente m’è fitta, e or m’accora,
la cara e buona imagine paterna
di voi quando nel mondo ad ora ad ora
m’insegnavate come l’uom s’etterna»
(Inferno XV, vv. 79-85)
Il finale del canto XV è poi proprio un gesto di vera tenerezza verso il “sodomita” Brunetto. Dante (autore e personaggio) rispetta la legge di Dio, ma non la comprende fino in fondo, e proprio in quei momenti scaturisce la sua grandezza poetica, quando si commuove per il triste destino degli uomini, così come per quello dei Grandi antichi che lui amava (primo fra tutti Virgilio) o i bambini non battezzati. Dov’è l’odio contro gli omosessuali? Contro il diverso? Dov’è il ribrezzo e l’accusa? Dante solo poche volte si indigna sul serio, ed è davanti ai vili, ai pusillanimi e ai corrotti. Mai, però, contro un uomo che abbia seguito il dettame del suo animo. 

DANTE ISLAMOFOBO
L’ultimo capo d’accusa è quello di essere islamofobo per aver rappresentato Maometto “scisso” in due nel canto XXVIII. Sempre tenendo conto dell’ottica della “legge di Dio”, il senso di questa particolare raffigurazione deve essere letta come “simbolo” di una “scissione” all’interno del mondo religioso e non come scherno o derisione, né tanto meno come prova di un disprezzo generalizzato. Se l’autore fosse stato davvero preda da un simile razzismo, non si capisce come mai ci siano solo brevi accenni e non accuse più costruite e invettive (che certo non ha risparmiato ai suoi concittadini). Il tono con cui affronta simili personaggi non differisce da quello usato per molti altri che diventano il “simbolo” di un mondo interiore.

CANCELLANDO PER PAURA…
La paura del gruppo Gherush92 è che questi contenuti “palesemente” (a detta loro) razzisti siano insegnati senza un filtro critico. Forse non hanno mai notato la sovrabbondanza di note e commenti che accompagna da sempre ogni riga della Commedia. Inoltre, qualche professore ha mai presentato la Divina Commedia come un testo sacro da cui attingere le verità morale? Si pretende che un lettore diventi un Cattolico ortodosso? Non lo credo proprio. Conosco moltissime persone che amano Dante e non sono nemmeno battezzate. Così non ho mai sentito di nessuno che, dopo aver tradotto il De rerum natura di Lucrezio si sia convertito all’epicureismo. Se leggo Hemingway devo diventare un cacciatore o un torero?
La letteratura non è propaganda. La letteratura (e l’arte in generale) non vuole convertire, ma offre una rappresentazione che, se compresa, amplia gli orizzonti e le possibilità conoscitive dell’uomo, sviluppandone la sensibilità e la ricchezza del suo  rapporto con il mondo.
Gherush92 si chiede: “Come evitare il senso di imbarazzo, frustrazione, umiliazione ed offesa che i versi di Dante veicolano? Come frenare l’istigazione all’odio che da tali versi emerge dirompente? […] E così Dante massacra gli ebrei “esteticamente” nelle terzine”. 
Dove, esattamente, Dante avrebbe “massacrato gli Ebrei”? Chissà come mai, ma il gruppo, nel suo commento, non cita nemmeno un verso che inciti all’odio, o che denigri gli ebrei o gli omosessuali. Non una sola volta è citato un nome collettivo a cui è affibbiato un epiteto denigratorio (che è poi l’essenza del razzismo). Non una sola volta Dante punta il dito contro una classe, o un gruppo, indicando in loro la causa del male o della corruzione. Chi ha studiato (e capito) Dante, sa bene che per lui le colpe non sono mai di nascita o condizione, ma sono interne all’uomo, e riguardano il rapporto del singolo con Dio.
Se dovessimo ascoltare il geniale consiglio del gruppo, incominceremmo a cancellare tutta la filosofia Scolastica dai programmi (la Summa Theologiae di San Tommaso d’Aquino è la base di lavoro di Dante). Ma perché non eliminare Catullo quando prende in giro gli omosessuali suoi conoscenti? Non trovano offensiva anche la Cappella Sistina? Un bel colpo di spugna e via! E la Passione secondo Matteo di Bach non è una pericolosa fonte di sovversione e razzismo? Forse sarebbe bene incarcerare tutti gli amanti di Bach, i peggiori sobillatori e terroristi che si conosca. Teniamo solo Moccia e Fabio Volo, loro sì che fanno sana letteratura! Portate via il premio Nobel a Ivo Andric e datelo subito all’esimio autore della Solitudine dei numeri primi. Questa sì che è arte! Ma se vogliamo essere corretti, bruciate il Testamento di Francois Villon, che mi sembra così irrispettoso contro tutto (e i preti in primo luogo), poi mettiamoci gli occhiali da sole e via a ballare in Costa Smeralda in questo bel mondo perbenista.

DANTE CONTRO LA PAURA DELL’UOMO CONTEMPORANEO
Concludendo, mi sembra che il gruppo, mosso da buone intenzioni, abbia un po’ esagerato. Se questa provocazione non ha solo scopo pubblicitario, allora c’è qualcosa da dire. Il rispetto dell’alterità non significa l’annullamento di se stessi o delle proprie tradizioni. Bisogna fare attenzione. Il massimo della tolleranza sembra qui coincidere con il massimo dell’autocensura.
L’odio per l’alterità nasce dalla paura, dalla non conoscenza, dalla miopia dell’uomo, e l’arte aiuta a superare queste diffidenze. L’odio germoglia all’interno degli strati sociali più bassi e culturalmente inferiori, tra gente che Dante non sa nemmeno chi sia e per i quali Beethoven è il cane di un film degli anni 90. L’odio, poi, è un’arma politicamente efficace per controllare le masse: trova il nemico, e il popolo si schiererà stretto attorno a te contro il comune antagonista. Forse, invece che disturbare Dante,  i membri del Gherush92 dovrebbe controllare il linguaggio dei nostri politici e dei programmi televisivi, degli spettacoli spazzatura eccetera.
La letteratura, e Dante per primo, è amore, non odio.L’amor che move il sole e l’altre stelle” non mi sembrano parole di un uomo che inneggi al massacro di altri esseri umani. Mi sembra invece che in quest’epoca in cui abbiamo terrore di tutto, la soluzione più sensata che alcuni vedono sia la neutralità: non pensare, non avere un credo né un’idea per paura di urtare qualcuno. L’uomo “nuovo” è un uomo insipido, vuoto, leggero, da fast food, da zapping e da social network, un uomo che risponde a tutto “massì, vabbeh”, che non si stropiccia la maglietta, che separa i calzini nell’armadio. È un uomo polistirolo che non dà fastidio a nessuno.
L’inferno dantesco non ha mai scatenato la guerra, perché studenti e professori sanno che si tratta di una “rappresentazione del mondo medievale”, postilla con cui di solito inizia ogni lezione su Dante, ma forse i gherushini erano assenti quel giorno, infatti sono solo loro a crederci; insomma, come diceva il buon De André: “l’Inferno esiste solo per chi ne ha paura”.

Alessandro Bardin

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